#5 Rubrica Art Expert
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L'Art expert racconta #5
Man Ray. Forme di luce.
Un artista che ha ridefinito l’immagine e i linguaggi visivi del Novecento.
A cura di Giulia Tiraboschi, Art Expert DUAL Italia e DUAL Europe.
La mostra che Palazzo Reale dedica a Man Ray racconta in un percorso di oltre 300 opere la poetica di uno tra gli artisti più geniali e provocatori del Novecento, che ha messo in discussione il confine tra l’immagine fotografica e l’oggetto della sua rappresentazione. Nato negli Stati Uniti a fine Ottocento, su invito dell’amico Marcel Duchamp si traferisce a Parigi nel 1921 dove diventa uno dei protagonisti delle avanguardie storiche.
Il percorso – che conta anche diverse opere vintage – si apre con gli autoritratti, occasioni performative di esplorazione della propria identità, che restituiscono la personalità camaleontica e teatrale di Man Ray.
Gli anni 20 sono ruggenti. Man Ray rivoluziona la fotografia: elimina la macchina fotografica e pone gli oggetti direttamente sulle lastre fotosensibili. Come tutte le grandi rivoluzioni, anche questa nasce per caso: mentre sta lavorando in camera oscura, appoggia alcuni oggetti di vetro sui fogli ancora in immersione e accende la luce, ottenendo delle immagini deformate al limite dell’astrazione su fondo nero. Nascono così le rayografie, che rappresentano senza dubbio uno dei capitoli più alchemici e radicali della sua produzione.
Nel 1924 è tra i fondatori del Surrealismo, che la mostra ben restituisce nelle sue atmosfere più oniriche ed enigmatiche attraverso la proiezione integrale dei 4 film surrealisti di Man Ray: Le Retour à la raison (1923), Emak Bakia (1926), L’Étoile de mer (1928), Les Mystères du Château du Dé (1929). Le strutture narrative tradizionali sono abolite: il racconto si esplica in ritmo, luce, geometria, dove l’unica regia è l’esigenza di sperimentare il più possibile.
La sezione “Le muse e il nudo” rende omaggio alla centralità delle figure femminili nella vicenda di Man Ray: muse, compagne, complici. Kiki de Montparnasse, Lee Miller, Meret Oppenheim sono alcune tra le protagoniste dei nudi in cui Man Ray indaga il corpo femminile come campo per sperimentare luci, forme e superfici.
Il gran finale è dedicato alla produzione plastica di Man Ray tra sublimazioni estetiche di oggetti reali – anche la scacchiera può diventare un’opera d’arte – irriverenti cadeau dadaisti.